sbarazzano dei lariani con un secco 3-0. Il Cosenza di Zsengeller ritrova lo smalto dei tempi migliori e batte nettamente il Como, a conclusione di un incontro ben giocato. Al posto del solito “ciuccio”, prima dell’avvio è introdotto sul campo un magnifico cane lupo, ricoperto di un manto rossoblù. Il cambiamento porta bene ai silani che sfoderano un’ottima prestazione. Al primo affondo (3’) il Cosenza passa. Lenzi smista per Costa che compie qualche passo e sferra un tiro angolatissimo che manda la palla ad insaccarsi radente al palo di destra, assolutamente imparabile. L’arcobaleno squarcia un angolo di cielo sovrastante il terreno di via Roma ed un boato percorre le tribune dello stadio. Per il resto del tempo si assiste ad azioni alterne, ma sono i “lupi” a rendersi più pericolosi. Al 40′ Manlio Compagno colpisce il palo e, due minuti dopo, Lenzi corregge di testa uno spiovente di Novali ed infila il raddoppio. Nella ripresa, il Como appare più vivace ma la terza rete, realizzata da Manlio Compagno dopo una corta respinta di Geotti (58’), chiude l’incontro. I tifosi esultano per la prima grande vittoria.
Il 17 febbraio 1963, termina con un nulla di fatto. La gara inizia alle ore 14:45, con quindici minuti di anticipo sull’orario previsto, per consentire il trasferimento del Cosenza alla volta di Udine, in vista della gara di recupero infrasettimanale. Il Cosenza scende in campo con un’insolita casacca a sfondo rosso e striscia diagonale blu. L’incerta direzione del Sig. Sebastio condiziona l’esito di una contesa scialba, che ha visto un Cosenza sottotono ed un Como che, pur non ricorrendo a particolari dispositivi tattici, risulta incapace di esprimere un gioco fluido perché preoccupato da evidenti assilli di classifica. L’episodio saliente giunge al 18′. Marmiroli, sfruttando un preciso allungo di Fontana, entra di prepotenza in area e si presenta da solo davanti alla porta; con un rude intervento viene affrontato dallo scorbutico Ballarini e viene platealmente falciato: è calcio di rigore, ma l’arbitro non interviene. In settimana, il Giudice Sportivo commina ammenda di £. 750.000 all’A.S. Cosenza per ingiurie, minacce e lancio di sassi verso l’arbitro e sputi verso i guardalinee. Sanzione corredata da lettera di diffida e contenuta per il fattivo comportamento dei dirigenti del Cosenza a fine gara.
Cosenza e Como si ritrovano dopo più di 27 anni ed i lupi ritornano alla vittoria il 25 marzo 1990. Padovano torna grande ed il Cosenza travolge il Como. Michelino veste i panni del castigatore e in poco più di mezz’ora salda i conti. L’attaccante piazza il primo colpo al 9′, a conclusione di una intesa De Rosa-Marulla, una combinazione che esalta le qualità di rifinitore del Gigi pugliese e lo scatto felino del Gigi di Stilo. L’estremo ospite ci mette una pezza franando addosso a Marulla lanciato a rete, ma Padovano va sul pallone come una scheggia e scaraventa in gol. Al 32′ Michelino, rigenerato nel fisico e nel morale, firma il raddoppio con un sinistro al volo. E’ ancora Marulla, stavolta lanciato da un redivivo Caneo, a proporre un guizzo dei suoi sulla sinistra e a centrare un pallone al bacio: Muro non ci arriva di testa, ma Padovano è appostato poco oltre la linea dei sedici metri e dal suo piede mancino parte una sventola che si insacca a fil di palo, con il malcapitato Savorani proteso in un tuffo spettacolare quanto vano. Nella partita con il Como, più che gli avversari ci pensa un suo giocatore a dare a Gianni Di Marzio un’emozione forte, di quelle che lasciano sconcertati. Avviene tutto a tre minuti dal termine, quando il tecnico richiama in panchina Ciro Muro per lanciare nella mischia Nocera. L’intenzione del tecnico è di permettere al pubblico del San Vito di riservare l’applauso personale a Muro. Ebbene Muro contesta apertamente la decisione di sostituirlo. Prende la via dello spogliatoio gesticolando polemicamente verso la panchina dove Di Marzio rimane di sasso.
La terza vittoria arriva il 19 marzo 1995: ad una manciata di secondi dal termine decide ancora Negri con una deviazione sotto misura. Ad inizio di ripresa Poggi colpisce il palo. Quarto successo consecutivo dei rossoblù di Zaccheroni che soffrono più del lecito e rimandano a casa i lariani di Marco Tardelli.
L’ultimo precedente risale al 23 settembre 2001, alla quinta giornata. Inatteso quanto clamoroso passo falso dei rossoblù al “San Vito” contro i lariani. Una partita da dimenticare per l’undici di Gigi De Rosa che gioca bene solo nel primo tempo; nella ripresa, dopo il primo gol comasco, la compagine silana si spegne e va completamente in tilt, commettendo una serie incredibile di errori che spianano la strada a gente furba e scaltra come Taldo e Oliveira. La squadra di Loris Dominissini disputa una onesta partita e, dopo avere superato indenne la prima frazione, colpisce inesorabilmente in contropiede, approfittando dei numerosi errori commessi dai cosentini. Una condotta di gara, quella dei padroni di casa, inconcepibile se si considera che nei primi 45 minuti è la squadra di De Rosa a fare la partita, sfiorando più volte il vantaggio. Ad imprimere una svolta in senso negativo alla prestazione del Cosenza sono gli infortuni di Strada e del portiere Micillo. Il primo esce al 33′, mentre il secondo non si ripresenta in campo all’inizio della ripresa per infortunio: gli subentra Davide Falcioni, alla sua prima partita di campionato da quando indossa la casacca rossoblù. Al 49′ lariani in vantaggio, sugli sviluppi di un angolo: colpo di testa di Brevi, con Terni lesto a girare in rete dopo che la palla colpisce il palo. Al 67′ pervengono al raddoppio su un contropiede da manuale: Oliveira s’invola negli ampi spazi offerti della retroguardia silana e porge la palla in area per Zanini che non sbaglia. Sul due a zero, il Cosenza perde la bussola, la squadra manovra al piccolo trotto; appare rassegnata e senza grinta e si arrende all’avversario andando incontro ad un’inattesa disfatta. Il Como continua ad attaccare e triplica al 72′ con Oliveira, che corregge in rete un pallonetto di Taldo messo inspiegabilmente nelle condizioni di colpire. I tifosi cominciano a lasciare lo stadio e non tutti vedono l’unico gol dei rossoblù realizzato da Mendil con un diagonale sottomisura. Potrebbe essere l’inizio della rimonta ma subito dopo il Como fa poker: Oliveira scatta sul filo del fuorigioco, Parisi si attarda nell’uscire ed il belga si aggiusta la palla e fa secco Falcioni. Un’autentica Caporetto!
Un precedente anche in Coppa Italia: nella finale di ritorno, il 22 aprile 2015, il Cosenza conquista il trofeo. Il gol arriva al 34′: su un calcio d’angolo in favore del Como, Statella, al limite dell’area silana, si impossessa della sfera e vola, letteralmente, verso la porta avversaria con Criaco di fianco sul fronte destro dell’attacco silano, sul versante opposto Ciancio fa la stessa cosa con una progressione micidiale e centralmente De Angelis li appoggia, Statella semina Ganz, arriva al limite ed appoggia per De Angelis al centro, stop e passaggio a seguire dal lato opposto verso Ciancio, piatto sinistro del terzino rossoblù e palla sotto le gambe di un incolpevole Falcone, il portiere dei lupi dello scorso campionato. E’ l’apoteosi.