In questi giorni è in pieno svolgimento a Cosenza un quadrangolare di calcio femminile in cui le Nazionali Under 17 di Italia, Francia, Scozia e Slovenia si affrontano nel primo turno di qualificazione agli Europei di categoria che si svolgeranno in Svezia dal 5 al 18 maggio 2024. Le prime tre qualificate accederanno al secondo turno da cui scaturiranno le sette squadre che si contenderanno il titolo con i padroni di casa svedesi.
Il primo round del gruppo A3 in corso di svolgimento con grande successo nella nostra città, è particolarmente importante non solo per avere riportato una Nazionale di Calcio al San Vito-Marulla dopo ben 27 anni, ma è anche di particolare rilevanza per la visibilità che offre alla disciplina del calcio femminile, in piena espansione in questi ultimi anni.
Non tutti sanno però che dietro le quinte di questo importante avvenimento c’è la passione, la determinazione e la perseveranza c’è il grande lavoro di Francesca Stancati, di professione avvocato, ma anche allenatrice UEFA A e Delegata CONI Point di Cosenza, nonché Responsabile tecnico Centro federale territoriale/ Ast Cosenza. L’abbiamo incontrata per capire meglio come si è arrivati a portare nella nostra città quest’importante manifestazione sportiva internazionale.
Dopo tanti anni di lavoro nel calcio femminile che soddisfazione prova nell’avere portato a Cosenza una manifestazione così importante a livello giovanile?
“Grandissima. Devo confessare di avere stalkerato tutti gli allenatori e i componenti degli staff delle Nazionali, chiedendo loro di conoscere quando sarebbe stata affidata all’Italia una manifestazione internazionale per presentare eventualmente un mio progetto. Parlando con Mister Leandri (allenatore della Nazionale U17 n.d.i.) ho saputo che avevano assegnato all’Italia l’organizzazione di questo primo round di qualificazioni al campionato Europeo Under 17. Mi sono così messa alla ricerca della disponibilità delle strutture ed insieme al Presidente del Comitato regionale LND Mirarchi, abbiamo presentato alla Federazione il nostro progetto. In FIGC hanno accolto positivamente la nostra proposta e la mia soddisfazione è proprio quella di avere portato nel nostro territorio non solo quattro Nazionali, ma anche i delegati UEFA e gli arbitri internazionali che dirigono le gare. Per me è quasi un sogno”.
Qual è stata la difficoltà maggiore incontrata nel lavoro di organizzazione di questo evento?
“A dire il vero ho trovato subito tanta disponibilità nelle Società che non solo hanno messo a disposizione le loro strutture per allenamenti e gare, ma anche per averle adeguate in breve tempo agli standard internazionali. Per ospitare questo Round 1 servivano sette campi in erba naturale: 3 campi gara e quattro di allenamento. Mi sono messa alla ricerca ed ho trovato il San Fili, La Donato Bergamini che gestisce il campo di Luzzi, il Cus Cosenza ed il Rende che ci hanno fornito l’ospitalità alle Nazionali per gli allenamenti. Con il Presidente Mirarchi volevamo creare un villaggio dell’Europeo e trovare due campi gara molto vicini, cosa facile vista la vicinanza del San Vito – Marulla e del Real Cosenza, Società questa a cui è stata data la possibilità di ospitare le gare delle altre Nazionali, con la Società della famiglia Perri che ha persino adeguato la tribuna con l’istallazione dei sediolini. Le atlete ed i tecnici hanno trovato campi spettacolari, dimostrandoci tutto il loro apprezzamento”.
Per tutti quelli che hanno partecipato alla prima gara del Marulla c’è stata anche l’emozione di sentire risuonare gli inni nazionali, in quella che è un po’ la nostra casa.
“Per noi è stato così, mentre per le ragazze azzurre, che sono state accolte calorosamente dal pubblico prima della gara Cosenza-Lecco di sabato scorso, mi hanno raccontato di avere avvertito i brividi dell’emozione per l’accoglienza ricevuta. Non dimentichiamo che sono ragazze per lo più sedicenni per cui possiamo immaginare l’emozione provata in quei momenti in cui hanno sfilato nello stadio, e sono certa che conserveranno gelosamente nei loro ricordi, tutta l’ esperienza emozionante che stanno vivendo in questi giorni”.
Sappiamo quanto il movimento del calcio femminile debba crescere non solo nel Sud Italia ma soprattutto nella nostra Regione. Conosciamo le difficoltà delle Società sia professionistiche come il Cosenza Calcio che quelle dilettantistiche. Serve un forte step culturale, e una manifestazione come questa può rappresentare un volano più che interessante. Cosa manca?
“ Principalmente mancano le strutture ma anche una certa mentalità. Per fortuna vediamo che oggi nelle scuole calcio ci sono tante bambine che giocano, e questa è una grandissima cosa, ed in più vediamo anche molte bambine che vengono ad assistere ai tornei di calcio femminile che organizziamo. IL movimento deve crescere dalla base, perché le squadre sono complicate da gestire, ci sono tante spese, specialmente quando si disputano i campionati nazionali. Ma le Società maggiori rappresentano il vero traino per lo sviluppo del movimento. Senza il lavoro fatto in questi anni dal Cosenza Calcio, dalla Coscarello di Castrolibero dal VeRende, dal Crotone, non ci sarebbero tante giovani che si avvicinano al calcio femminile”.
L’obbiettivo adesso è quello di portare la Nazionale maggiore del calcio femminile a Cosenza in modo da fare ammirare a tutte le nostre giovani, campionesse del calibro della Girelli, Bonansea, Gama, Giacinti, Linari, Rosucci e via discorrendo.
“L’idea è quella: portare a Cosenza una Nazionale maggiore. È anche vero che quando pensavo di portare una Nazionale giovanile, non avrei mai creduto di potere organizzare un torneo di qualificazione UEFA, pensavo tutt’al più ad un’amichevole. Invece oggi disputiamo queste gare che faranno certamente da traino a tutto il movimento, anche perché le bambine di oggi hanno dei modelli da seguire, mentre quando ero piccola io non si vedevano in tv gare di calcio femminile, metre oggi si possono ammirare queste campionesse e questa è una grandissima cosa”.
Il calcio va visto anche nell’ottica della crescita delle ragazze, perché è uno sport che può forgiare e fortificare il loro carattere.
“È vero, perché una ragazza che inizia a giocare a calcio già deve affrontare un pregiudizio culturale, anche se per fortuna anche quello di pensare che il calcio sia solo uno sport per maschi va scemando. Scegliere questo sport significa già superare questi pregiudizi, magari anche le resistenze dei genitori. Ma le ragazze sono forti già di per sé e poi dovranno solo dimostralo su di un campo da gioco”.