Bergamini, una partita lunga 35 anni.

Eliseno Sposato

Eliseno Sposato

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Ci sono voluti quasi 35 anni, per la precisione 34 e 10 mesi, perché la verità sulla morte di Denis Bergamini venisse finalmente certificata in un’aula di tribunale. Da ieri sera Isabella Internò, all’epoca ex fidanzata di Bergamini, è stata condannata a 16 anni di reclusione in concorso con ignoti per l’omicidio del calciatore di Argenta, da ieri il suo interminabile castello di bugie è finalmente crollato sotto una montagna di prove scientifiche che, a distanza di tantissimo tempo, hanno certificato che il povero Denis fosse già morto quando il suo corpo fu sormontato da un camion lungo la statale 106 in una fredda e piovosa sera di novembre del 1989.

Certo, siamo ancora al primo grado di giudizio e ci vorranno ancora altri anni perché si arrivi a sentenza definitiva, ma ora è certo che Donato Bergamini venne barbaramente ucciso in virtù di un movente che resterà forse per sempre ignoto.

Quello che conta è che la famiglia Bergamini, e in particolare la sorella Donata, ha vinto la sua battaglia, che ha restituito l’onore, quello vero, al fratello, prima ucciso, poi “suicidato” ed in seguito infangato con mille false voci su collusioni con la mafia, sul calcio scommesse e persino accusato di spacciare droga per conto della malavita cosentina.

Un perso enorme da sopportare per Donata, il compianto papà Domizio, morto Il 30 gennaio del 2020senza poter vedere giustizia per suo figlio. Lla mamma Maria e tutti i familiari, che hanno lottato dapprima soli contro tutto e tutti, con il solo sostegno dei compagni di squadra dell’epoca (Simoni, Padovano, Urban, Marino, De Rosa, Napolitano, Lucchetti, solo per citarne alcuni) poi insieme alla tifoseria rossoblù, cui ben presto si sono unite quelle di tutta Italia, alla parte migliore della Cosenza perbene, a parte (non tutta ahimè) della stampa cosentina, a pezzi importanti di quella nazionale che hanno tenuto viva in tutti questi anni, la ricerca di quella verità che era palese sin da quel 18 novembre del 1989, ma che dei servitori infedeli dello Stato avevano negato fino ad oggi.

Da quando Donata Bergamini ha potuto ricevere questo sostegno, ha capito che la sua lotta era la lotta di tutti noi cosentini e che è arrivata fino in fondo. Ci ha tenuto a ringraziare tutta Cosenza Donata ieri sera, quando sulla scalinata del Tribunale ha rivolto queste toccanti parole a tutti noi: <<Voglio ringraziare Cosenza, perché (questa vicenda) mi ha fatto capire perché mio fratello aveva rifiutato una squadra più importante: il calore di questa gente. Un calore che chi non lo prova non può descrivere>>.

Nonostante fosse palese sin dal primo momento la verità, anche noi siamo stati per un lungo periodo assuefatti alla menzogna che ci era stata propinata, un caso troppo più grande di noi che all’epoca eravamo solo semplici tifosi. Ma ripensando alla mia esperienza personale, quando nel 2009 partì da una pagina Facebook la ricerca della “Verità per Donato Bergamini”, creata da Alessandro Piersigilli, ternano di nascita che scopre il caso leggendo il libro di Petrini “Il calciatore suicidato” (kaos ediz.), non ho esitato a mettere a disposizione gli spazi che curavo su di un’emittente radiofonica locale, perché il grido della famiglia Bergamini venisse finalmente ascoltato da un gruppo di magistrati liberi da qualsiasi condizionamento, ospitando diverse volte Donata, ascoltando Carlo Petrini e tanti colleghi che come me tenevano viva l’attenzione sul caso.

Poi finalmente il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla ha riaperto il caso, cercando di comprendere perché <<In tanti sapevano, in pochi vogliono la verità>> il lavoro del P.M. Luca Primicerio e quello straordinario dell’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Bergamini e degli avvocati di parte civile Alessandra Pisa e Silvia Galeone, hanno dimostrato quella “verità che era già chiara nel 1989”.

Da quel 27 dicembre del 2009 (vedi foto) ad oggi sono state fatte tante manifestazioni pubbliche, l’Associazione La Terra di Piero ha dato dignità al luogo dove venne adagiato il corpo assassinato di Denis Bergamini, posando una lapide a ricordo dove oggi si fermano sempre i tifosi per un saluto quando viaggiano in trasferta, negli stadi d’Italia e non solo è risuonato tante volte il forte richiamo della Verità, che da ieri ha finalmente trovato ascolto.

Per Donata Bergamini questi sono stati 35 anni lunghi, 35 anni di lotta, 35 anni di dolore,35 anni di tormenti,35 anni di fede incrollabile nei confronti della Giustizia (nonostante tutto), 35 anni passati a difendere il nome e la dignità di un fratello e della propria famiglia, 35 anni per demolire una montagna di bugie, 35 anni vissuti come un incubo, 35 anni di privazioni mettendo una vita da parte, 35 anni di viaggi su e giù dell’Emilia Romagna e viceversa,35 anni di notti insonni,35 aspettando questo giorno in cui la Verità è venuta finalmente alla luce.

Mi sono chiesto quanto fossero lunghi questi quasi 35 anni: sono la bellezza 12.736 giorni, chissà in quanti di questi Denis sarebbe sceso in campo per una partita oppure un allenamento, ma per rendere questo dato ancora più “sportivo” ho chiesto ai colleghi Ernesto Pescatore e Riccardo Tucci di aprirmi il loro prezioso almanacco per vedere cosa è successo al Cosenza calcio in questi anni: quello che segue è il risultato.

Dalla morte di Denis Bergamini ad oggi il Cosenza ha visto 9 cambi di presidenza: Serra
Serra / Lamacchia, Lamacchia / Pagliuso, Pagliuso, Catizone e altri, Padre Fedele, Intrieri ed altri incluso FC, perché ci sono stati anche 2 Cosenza in uno stesso campionato, Paletta, Carnevale e Guarascio.
I Lupi hanno disputato 35 campionati così suddivisi:
19 in Serie B (1 Spareggio e 2 Play-out)
8  in   Serie C – C1 (2 Play-off ed 1 Play-out)
1  in   Serie C2
4  in   Serie D (2 Play-off come 1914)
3  in   Serie D come FC/AS (2 Play-off).

Il COSENZA 1914 ha giocato 1197 partite vincendone 429, pareggiandone 393 e

Perdendone 375, segnando 1373 reti e subendone 1308.

Il COSENZA FC ha giocato 136 gare vincendone 54, pareggiandone 48 e perdendone 34, segnando 163 e subendone 124.

Tutto questo senza mai dimenticare Denis Bergamini e altri campioni come Gigi Marulla e Massimiliano Catena, i cui nomi oggi impreziosiscono lo stadio San Vito, ed è curioso constatare come la sentenza che certifica l’assassinio di Denis, sia stata emessa nel giorno in cui ricorre la scomparsa di Massimiliano Catena.

Ora “Denis può volare”

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