L’Avv. Anselmo a SkySport24: “Senza i verbali della ricognizione cadaverica che hanno certificato il falso, non ci sarebbero voluti 32 anni per arrivare alla verità sull’omicidio Bergamini”

Eliseno Sposato

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L’avvocato della famiglia Bergamini, Fabio Anselmo intervistato dai colleghi di Sky Sport 24 , Bruno Palermo e Silvia Vallini, subito dopo la sentenza di rinvio a giudizio dell’ex fidanzata di Denis Bergamini, Isabella Internò ha espresso la sua soddisfazione per aver visto finalmente accolte in pieno la tesi per cui la famiglia del compianto calciatore del Cosenza, si è battuta per lunghi 32 anni.

“Il primo pensiero che mi viene in mente è che qui purtroppo non c’è Donata Bergamini e questo è per me fonte di grande dispiacere, perché è un momento fondamentale della vicenda. Questo è un processo di donne – ha proseguito il legale – donna è l’imputata, donna è la vittima di questa vicenda che dura da trentadue anni, e donne sono le mie collaboratrici di studio: l’avvocato Alessandra Pisa e Silvia Galeone, che hanno preso a cuore questa vicenda e che hanno saputo trovare tutti gli elementi che ci consentono oggi di portare a Donata la notizia che Isabella Interno è accusata di omicidio pluriaggravato”.

L’avvocato ferrarese ha continuato spiegando come: “Il giudice ha accolto tutte le nostre tesi riguardo alle eccezioni, all’utilizzabilità delle intercettazioni ambientali e telefoniche, dei verbali d’interrogatorio della Internò. La mia soddisfazione professionale ma soprattutto personale è grande, Donata mi rivolgo a te: ce l’abbiamo fatta!”

Oltre alla mole di documenti sono servite tante altre cose: “È servita tanata determinazione e credere nella Giustizia che tante volte è incredibilmente lenta. Se noi siamo qua oggi dobbiamo ringraziare chi era a capo di questa Procura della Repubblica nel 1989, ma dobbiamo ringraziare il Procuratore Eugenio Facciolla che fece sue le nostre tesi e credette in questa inchiesta riuscendo ad ottenere la riapertura del caso. E dobbiamo ringraziare anche il dott. Primicerio che ha fatto suo questo caso, pur non avendolo vissuto dall’inizio, e che è riuscito ad impadronirsi della vicenda svolgendo un lavoro immane. Senza quest’ultimi due uomini, perché la giustizia è degli uomini, noi non saremmo approdati a nulla e non saremmo andati da nessuna parte senza la determinazione di Donata Bergamini e della sua famiglia, in particolare di papà Domizio che oggi purtroppo non è più con noi”.

Ci ricorda quanto è stato importante l’incedente probatorio del 2017, per arrivare a questo punto?
“il ruolo fondamentale è sotto gli occhi di tutti. Gli accertamenti con la glicoforina sui cold case li svolgono tutti. A me è stato spiegato dal prof. Fineschi, dalla professoressa Turillati. Anche il prof. Introna li esegue e nella cui equipe lavora la dott.ssa Innamorato che è la consulente di parte della signora Internò, della imputata Interno. È come negare la valenza scientifica della prova del Dna, sono accertamenti giuridici che oramai sono di prassi comune. Poi nella dialettica processuale ci può stare di tutto. Quello che vorrei fosse chiare – ha proseguito l’avvocato Anselmo – è che se la signora Internò avesse detto la verità al momento della morte, dell’uccisione, ora possiamo dirlo, di Denis Bergamini, tutto questo ci sarebbe stato risparmiato.
Purtroppo non è stata solo lei a non dire la verità, non l’hanno detta i verbali della ricognizione cadaverica che certificavano gli inesistenti pluri traumatismi, lo schiacciamento del torace e delle parti molli delle ossa quando viceversa, anche dalla riesumazione del corpo, e dalle varie relazione dei periti che sono state ignorate dai procuratori che si sono succeduti, era evidente che ci fosse solo una lesione monofocale su di una parte dell’addome, tutto il resto del corpo era perfettamente integro e questo non poteva risultare da un tuffo e conseguente trascinamento del corpo per sessanta metri, com’era stato ricostruito dagli inquirenti che si erano appiattiti sulla tesi falsa della signora Internò e devo dire anche sulle false lesioni che erano state certificate dopo la morte di Denis. Tutto questo costituisce una pagina molto buia della nostra giustizia. Non mi stancherò mai di ripeterlo: la giustizia è degli uomini, magistrati e  avvocati che devono fare il loro mestiere. Senza magistrati onesti, pm onesti, bravi e capaci, anche noi avvocati non saremmo andati da nessuna parte”

Isabella Internò è accusata di omicidio volontario pluriaggravato in concorso con ignoti, visto l’immane lavoro svolto dal Procuratore Facciola prima e dal pm Luca Primicerio poi, si sarebbe aspettato che fossero stati individuati altri presunti colpevoli?
“Certamente le esigenze di Donata e della famiglia vanno in questa direzione, io posso dire soltanto che non mi aspettavo di vedere quei verbali di ricognizione cadaverica, perché io credo nella giustizia, e quei verbali fatti nel 1989 subito dopo la morte di Denis Bergamini, sono verbali che urlano vendetta e che non dovrebbero mai entrare in quel modo in un ambito giudiziario. Perché è grazie a quei verbali che noi siamo qui dopo 32 anni a cercare la verità. Mentre la signora Internò aveva tutto il diritto di mentire e raccontare le sue versioni e nessuno glielo contesta, non si aveva il diritto di scrivere quello che è stato scritto su quei verbali, cioè il falso e lo hanno detto tutti i medici legali, persino quello dell’imputata. Questo non doveva succedere e come spesso capita in Italia finisce tutto a tarallucci e vino. Però quei tarallucci e vino sono il motivo per cui Donata Bergamini non può essere qui in questo momento dopo avere dato il sangue per 32 anni”.

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