Si è svolta questa mattina, nel parco cittadino “Emilio Morrone”, dove un tempo sorgeva lo stadio “Città di Cosenza”, in una data simbolo non certo scelta a caso, la manifestazione per ricordare l’ex calciatore del Cosenza, Vittorio Staccione, morto ne campo di concentramento di Mauthausen.
Proprio in occasione del 77° anniversario della Liberazione del nazifascismo, l’ICSAIC (Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea), insieme all’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) Provinciale di Cosenza, sezione “Paolo Cappello”, al Comune di Cosenza e con la partecipazione del Cosenza Calcio, hanno posizionato una targa commemorativa per ricordare il calciatore antifascista torinese Vittorio Staccione, deportato e morto a Mauthausen il 16 marzo 1945. Staccione, nato a Torino il 9 aprile 1904, indossò la maglia rossoblù nei campionati di I divisione 1931-32 (25 presenze), 1932-33 (20 presenze) e 1933-34 (13 presenze). L’esordio il 18 ottobre 1931 in Cosenza-Trani 2-0.
Dopo i saluti di Maria Pina Iannuzzi, direttivo dell’ANPI, del presidente dell’ICSAIC Paolo Palma e del Sindaco di Cosenza Franz Caruso, che hanno sottolineato con appassionato trasporto i valori dell’antifascismo e di quanto sia importante custodirne la memoria, è seguito un intervento biografico del giornalista Francesco Veltri, autore del volume “Il mediano di Mauthausen” (Diarkos), di cui sono stati letti alcuni passi da Matteo Dalena, del direttivo di ANPI e ICSAIC, in cui è stata ricordata la parabola calcistica ed umana di Vittorio Staccione.
Poi la scopertura della targa, benedetta dal vice parroco di Santa Teresa del Bambino Gesù. Presenti alla cerimonia il nipote di Staccione, Federico Molinario, e una delegazione del Cosenza Calcio, guidata dal dirigente Pizzimenti che ha donato una maglia al nipote di Vittorio Staccione con il numero 4 ed il cognome del compianto zio, mentre alladirettrice dell’ANPI di Cosenza ungagliardetto della Società silana.
Dal libro di Francesco Veltri, “Il mediano di Mauthausen”, editrice Diarkos.
“È stato un calciatore degli anni ’20 e ’30 di Torino, Cremonese, Fiorentina, Cosenza e Savoia e poi, dalla metà degli anni ’30 in poi, operaio nelle fabbriche torinesi. Nato e cresciuto nel quartiere operaio di Torino, “Madonna di Campagna”, alla passione per il calcio, che lo portò a vincere anche uno scudetto in granata, unì infatti quella per la militanza politica, condotta dalla parte degli operai e degli oppressi. Dopo quattro anni trascorsi a Firenze nei quali, oltre a vincere da protagonista in maglia viola patì il dolore per la morte prematura durante il parto della moglie Giulia e della figlia Maria Luisa, si trasferì a Cosenza per tre stagioni, dal 1931 al 1934. Il 28 ottobre 1931 partecipò alla partita di inaugurazione dello stadio “Città di Cosenza”. Nella città dei bruzi venne intimidito e pestato più volte dagli squadristi locali. In una occasione scese in campo con una costola fratturata senza dire niente a nessuno. Lasciato il calcio ad appena trentun anni, tornò a Torino. Dopo i grandi scioperi nelle fabbriche del Nord Italia nel 1944, venne arrestato e deportato nel campo di concentramento di Mauthausen dove, pochi mesi prima di morire, fu costretto a disputare una partita di calcio surreale insieme ai soldati tedeschi”.
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