Dionigi: “Vengo a Cosenza con umiltà e voglio dare al pubblico qualcosa di diverso”. Poi spiega gli episodi controversi che lo hanno visto protagonista in passato.

Eliseno Sposato

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Se c’è una persona che ha tanto da dimostrare in questo ennesimo nuovo corso del Cosenza Calcio, è Davide Dionigi, arrivato sulla panchina rossoblù in un misto tra scetticismo ed ostracismo per i suoi poco brillanti risultati nella carriera recente, ma anche per i suoi focosi trascorsi da avversario dei lupi quando calcava i terreni degli stadi italiani.
Il neoallenatore si è proposto da subito con molta umiltà: “Mi ha fatto piacere la vostra presenza in questo giorno. È giusto ringraziare la proprietà che mi ha voluto qui, prendendosi una grossa responsabilità”. Ringrazio Bisoli che mi ha preceduto per il grande lavoro svolto, perché se disputiamo un nuovo campionato di Serie B, lo dobbiamo anche a lui”.

Ben consapevole di ciò che lo aspetta, Dionigi precisa: “Io vorrei far conoscere l’uomo, vengo in punta di piedi con tanta umiltà in una terra che mi ha dato tantissimo. L’allenatore è figlio di tante cose ma poi vengono successi ed insuccessi.

Il concetto di stupire ritorna anche nelle sue parole: Noi vogliamo stupire e per noi è un compito intrigante. Sono sfide che a noi piacciono. Cerco di proporre un calcio propositivo.  Io parlo poco dei nomi dei calciatori, ho una idea di gioco e ci saranno giocatori funzionali a questa idea. Io preferisco gente che butta l’anima e non si lamenta. Chi viene qui deve essere un onore vestire la maglia rossoblù, Cosenza è una piazza che deve essere ambita ed essere la prima scelta”

Per fare questo Dionigi chiama all’appello il popolo rossoblù: “Mi aspetto di avere l’aiuto della tifoseria che naturalmente deve essere supportato dai risultati. Quando venivo a Cosenza, da avversario, mi ha sempre colpito il furore agonistico della squadra sostenuto dal suo pubblico, caloroso come quello visto nell’ultima giornata”.

Conquistare il pubblico è la prima vera sfida da affrontare: “Dionigi quando sposa una causa darà tutto per questa causa.  È una sfida che spero di ripagare, vogliamo alzare l’asticella. Il pubblico ha sofferto in questi anni e sarebbe per me un orgoglio dare loro qualcosa di diverso. Verrò a vivere con tutta la famiglia a Cosenza e spero anche che io figlio, che gioca a calcio, possa entrare nel settore giovanile rossoblù”.  

Le strade del Cosenza e di Dionigi si sono più volte lambite, non ultima sul finire dello scorso anno: Io sono stato sempre nel destino del Cosenza e più volte accostato. Per chiarire la scelta dell’anno scorso, sono tante volte subentrato e non sarebbe stato un problema farlo anche a Cosenza, ma la mia priorità dopo Brescia era quella di ripartire dall’inizio. In quel periodo svariate squadre mi hanno contattato, avevo un contratto con il Brescia che non era facile da chiudere, che poi hanno portato a restare fermo senza panchina”.

Chiederà una squadra fatta di giovani o giocatori d’esperienza? “In Italia abbiamo una mentalità antica, all’estero giocano giovanissimi, basta vedere l’età di molti ragazzi che disputano la Champions League. Si dice spesso che i giovani non hanno esperienza ma l’esperienza non corre e qui bisogna correre, poi servono anche dei giocatori di esperienza che devono correre anche loro. Noi allenatori dobbiamo avere coraggio con i giovani ma ci vuole anche pazienza”.

Infine, Dionigi ci tiene a chiarire il contestatissimo episodio che lo vide protagonista al San Vinto quando la Reggina vinse grazie ad un suo gol segnato su calcio di rigore con tanto di esultanza plateale: “Quell’episodio è figlio di un calcio che non esiste più. il Professor Scoglio che allenava il Cosenza, era stato mio tecnico al Torino ma mi faceva giocare poco, ed io scalpitavo, giovane e testa calda com’ero, per mettermi in mostra.  Così quando lo rincontrai in quel derby dopo avere segnato su calcio di rigore feci l’aereoplanino in risposta a lui ed andai ad esultare davanti alla panchina. Il gesto era rivolto eclusivamente a lui . Poi quando ci ritrovammo insieme al Napoli abbiamo chiarito in un attimo l’accaduto e tutto tornò nell’alveo del rispetto reciproco”.

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