Quello che le maglie non dicono

Caterina Alba Minico

Caterina Alba Minico

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Svelata nella giornata di ieri la maglia casalinga del Cosenza Calcio per la stagione 2023/2024. In ritardo rispetto agli altri club della cadetteria che hanno annunciato da giorni la propria divisa “home”, il Cosenza pubblicizza la casacca che indosseranno i Lupi e, se non ci fosse stata la didascalia d’accompagnamento, in pochi forse avrebbero inteso si trattasse della maglia da gioco.

Uno sfondo blu intervallato da strisce rosse, effetto “laser” scrivono sul sito ufficiale. Ma il laser ha forse accecato chi ha progettato una divisa che non rispecchia l’identità di un club e di un territorio, ma che si allinea e si adegua alle regole “standard” del mercato odierno. Le aspettative dei tifosi più tradizionalisti sono state deluse: quella di quest’anno è l’ennesima maglia anonima. E questo non è di certo l’aggettivo che maggiormente si adatta a descrivere un tifo centenario ed appassionato come quello dei cosentini.

Da anni ormai il mercato delle maglie da gioco viaggia su frequenze diverse da quelle del cuore del tifoso. La maglia è un prodotto commerciale e l’importante è che garantisca introiti nelle vendite. La maglia “ha funzionato” se a fine campionato ha rispettato gli standard di vendita che la società aveva messo in conto ad inizio campionato. È comunque doveroso ribadire che sono soprattutto i risultati ottenuti sul campo ad influenzare l’entusiasmo della tifoseria, che è quindi maggiormente incline ad avere un cimelio di una stagione altisonante o, al contrario, è meno disposta a sborsare una cifra esosa per una maglia a ricordo di una stagione deludente.

Gioie e malumori si constateranno poi sul campo, la stagione è ormai alle porte. Quella che abbiamo ora sotto gli occhi è l’ennesima casacca priva di identità. Eppure, il territorio cosentino vanterebbe una miriade di spunti (paesaggistici ma non solo) interessanti che avrebbero potuto fare da pattern ad una divisa che oggi appare priva di riferimenti. Tale, infatti, potrebbe essere la maglia di qualsiasi club che presenti lo stesso binomio cromatico del Cosenza Calcio. Addirittura, per una buona parte dei tifosi rossoblù, la divisa “home” 23/24 pare quasi fosse quella d’allenamento.

Il Cosenza e la città di Cosenza vantano un legame centenario, indissolubile. Un legame che stava vacillando la scorsa stagione, quando per un periodo la tifoseria ultrà si è allontanata dallo stadio, ma non dalla squadra, seguendola in trasferta con entusiasmo ed orgoglio. Un riferimento ad una città che vive della passione per questi colori era forse doveroso, indispensabile e forse imprescindibile, per dare un segnale di vicinanza al popolo rossoblù.

Tornando alla t-shirt, non presenta alcun riferimento al territorio ma per legarla, un po’ forzatamente, alla città d’ appartenenza, il Cosenza Calcio ha pensato ad una campagna di sponsorizzazione itinerante nei luoghi più significativi della città. La divisa è stata realizzata da Nike in collaborazione con Linea Oro Sport e con la società. Dalla commistione di idee di marketing e tenendo poco in considerazione il fatto che la squadra sia locale, è nata la divisa che da ieri alle 16:00 è disponibile presso lo Store ufficiale in Via Arabia.

La maglia va intesa come una bandiera modellata sul corpo del tifoso. È un “pezzo di stoffa” che condensa il senso di appartenenza verso una squadra, saldamente connesso alla sua tifoseria. In campo e sugli spalti devono sventolare gli stessi colori. L’industria del calcio è forse miope, non conosce le ragioni del tifo. La divisa che vestiranno i giocatori rossoblù è innovativa, l’effetto laser è quello che maggiormente risalta all’occhio di chi la guarda, ma si svincola dalle richieste dei tifosi maggiormente legati alla tradizione.

La prima maglia è quella che dovrebbe rappresentare l’identità del club e della gente che supporta e sostiene la squadra. Il senso di identità sembra clamorosamente sfuggire a chi, chiamato a progettare la divisa, non è ben consapevole che il calcio ed il tifo si fondano innanzitutto su una forte identità popolare. Quello di oggi sembra uno scollamento irreversibile tra la percezione popolare e le strategie commerciali di marketing.

Solo per la maglia” è il claim che maggiormente accompagna le tifoserie di ogni sponda. Questa maglia poco rappresenta la tradizione della squadra di calcio locale. Di “locale” in questa maglia da gioco non c’è nulla. “Locale” fa rima con “commerciale”, ma forse non questa volta.

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