La figurina nel portafoglio: Cosenza-Genoa nel ricordo di Gigi Marulla

Marulla
Caterina Alba Minico

Caterina Alba Minico

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È stato sufficiente percorrere due volte per intero “Via Degli Stadi” per intuire che il clima pre-partita di Cosenza-Genoa fosse carico di un’atmosfera suggestiva che sembrava riunire i membri di una sola tifoseria. Cosentini e genoani scambiavano cordialmente commenti e birre sullo stradone che conduce allo stadio “San Vito-Marulla” in un caldo pomeriggio di ottobre. Il binomio cromatico
che accomuna le due squadre ha mescolato uniformemente i tifosi, nonostante siano quasi 1000 i kilometri che separano Cosenza e Genova. Ma i kilometri, nel mondo della tifoseria, rappresentano solo la cifra stilistica di un gruppo che non conosce fatica e stanchezza e che persevera nell’intento di in/seguire i propri colori.

Cosenza-Genoa è stata una gara particolare perché è sembrato che entrambe le squadre giocassero in casa, perché sentirsi “come a casa” è difficile quando giochi in trasferta, ma l’accoglienza riservata ai tifosi del Grifone da parte della tifoseria bruzia ha scardinato ogni facile pregiudizio nei confronti del tifo di matrice Ultrà.

“Mio fratello è genoano” lo striscione che campeggiava in “Curva Catena”, ad indicare quel vincolo familiare che lega le due tifoserie, unite, oltre che da uno storico gemellaggio, anche dal ricordo forte e malinconico di un calciatore che ha vestito le maglie di entrambe le squadre e che è scomparso troppo presto: Gigi Marulla.

Nel mondo del pallone i ricordi legati ai calciatori faticano a radicarsi e a trovare una dimora sicura: i giocatori collezionano tante casacche diverse nel corso della loro carriera e solo i più fedeli tifosi li ricordano tutti e senza troppa fatica.

Il ricordo legato alla figura di Marulla è uno di quelli che il popolo cosentino conserva con maggiore cura e qualche lacrima di commozione. Gigi, a Cosenza, è quella figurina “Panini” n°389 della stagione dello spareggio 1990/1991 che il tifoso conserva gelosamente nella retina del portafoglio, magari affiancandola ai familiari defunti che lo hanno accompagnato nel corso della
vita. E di spazio, per conservare foto e ricordi nel portafoglio, non ce n’è molto. Ricordare significa anche operare una scelta tra le potenziali infinite cose da ricordare.

Non è (solo) la carriera a stabilire il peso specifico di un giocatore. Le statistiche sono, comunque, a favore dell’attaccante di Stilo, che ha disputato oltre 300 gare con la maglia del Cosenza ed è andato a segno ben 90 volte. Nel Calcio le statistiche contano per chi deve poi stilare una classifica generale e basata, quindi, sui numeri. Eppure Marulla vive ancora nelle parole della gente di Cosenza, che poco fa riferimento ai numeri quando intavola discorsi sul beniamino con la casacca numero 9.

Raccontare di Gigi Marulla ha significato, dal 2015, ripercorrere le gesta umane prima che quelle tecniche del campione. I ricordi personali legati alla sua figura, nel corso del tempo, hanno cambiato interpreti per quello che si definisce “ricambio generazionale”, ma non ha mai smesso di vivere Marulla, perché non è mai scomparso dai racconti dei cosentini. Il calciatore defunto continua a vivere nel ricordo dei posteri, come se fosse una prosecuzione quasi naturale della sua esistenza: si è trattato di un atto intenzionale di rianimazione che il calciatore deve alla ferma volontà del popolo bruzio che lo considera un membro della comunità e lo trattiene nel presente attraverso i racconti.

Il ricordo legato a Marulla si mescola alla vita quotidiana e sabato pomeriggio è stata scritta, a più mani, un’altra pagina di vita del calciatore di origini reggine ma adottato dalla città di Cosenza. L’adozione richiede un dispendio emotivo non indifferente perché necessita di più attenzione di quella che è la residenza burocraticamente determinata: il legame che si è creato, conservato ed
intensificato nel tempo tra il campione e la città di Cosenza non riguarda (soltanto) ciò che è accaduto nel rettangolo di gioco nel periodo di permanenza di Marulla in territorio cosentino, ma si affianca ad una trama di ricordi collettivi che intreccia il passato più lontano alla storia recente.

Per la fredda cronaca Cosenza-Genoa è terminata 1-2, ma sugli spalti del “San Vito-Marulla” hanno vinto tutti.

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