Dal derby un pericoloso campanello d’allarme

Eliseno Sposato

Eliseno Sposato

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Ad un certo punto della partita sulle tribune del Granillo è apparso uno striscione che recitava: “i derby non si giocano, si vincono”. Tutto vero ed al cospetto di una Reggina che ha vinto con merito, noi avremmo voluto almeno vedere il Cosenza giocarlo questo derby. Ed invece oggi abbiamo assistito non solo alla peggiore prestazione di questo campionato, ma anche ad una squadra, la nostra, incapace di concepire un minimo di gioco del calcio.
È un campanello d’allarme pericoloso quello che squilla al Granillo, perché abbiamo visto ancora una volta una squadra che non riesce mai a dare l’idea di potersi imporre sugli avversari, anche quando sono più quotati. Non inganni il fatto che in avvio sembravamo più propositivi del solito, né che si possano annoverare come occasioni pericolose create i quattro corner consecutivi battuti, dove più che altro c’è stata solo confusione in area. Anzi bisogna interrogarsi come su otto angoli battuti, non siamo mai riusciti ad arrivare sul pallone prima degli avversari per creare i presupposti per fare gol.
Il progetto tattico di Dionigi continua sempre a consegnare il centrocampo agli avversari, con l’unica punta, indipendentemente dal nome che porta, costretta a giocare lontano dall’area avversaria, mentre i tre giocatori a supporto non sono mai in grado di metterla in condizione di essere pericolosa.
Il fatto poi di insistere quasi sempre sugli stessi uomini pone una serie di interrogativi ai quali gradiremmo avere una reale spiegazione.
Siamo entrati nel terzo mese di campionato e con la preparazione fatta seppure per alcuni con squadre diverse, eppure non si riesce a trovare un’alternativa ad uno spento Brignola, oppure dare finalmente spazio a Calò che potrebbe essere l’unico in grado di illuminare il gioco.
Oggi in particolare si sono visti tanti lanci lunghi a scavalcare il centrocampo, quasi come se nessuno avesse idea di cosa fare con il pallone tra i piedi.
Ascoltare Dionigi in sala stampa oggi è sembrato che avessimo visto due partite diverse. I gol della Reggina non sono stati frutto di giocate di campioni, ma di errori grossolani della difesa rossoblù che ha lasciato agire indisturbati gli attaccanti amaranto. Avremmo voluto sentire la sua analaisi sui numeri dela gara che recitano impietosamente zero alla casella dei tiri effettuati.
Ma la cosa peggiore è stata vedere il Cosenza giocare una partita in trasferta come se davanti avesse il Sudtirol di turno e non che si affrontava un derby. Partite come queste non solo si dovrebbero vincere, ma perlomeno giocarle con il sangue agli occhi e non come delle pappamolle come quelle scese in campo in riva allo stretto oggi pomeriggio, incapaci di fare un tiro in porta.
Oggi non solo abbiamo visto giocare male la nostra squadra, ma soprattutto non abbiamo visto dei calciatori in grado di onorare la gloriosa maglia del Cosenza, e questo è intollerabile.
Dobbiamo tutti rimboccarci le maniche perché nessuno regala punti al Cosenza e non si può disperdere quanto di buono fatto finora, né ripetere il ritornello di “ricordarci da dove siamo partiti”, perché questo sembra solo un esercizio di retorica che non aiuta in quella crescita di cui parla sempre Dionigi, perché sabato al Marulla arriva il Genoa e c’è poco da stare allegri.

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