Quarta parte della nostra serie di incontri con alcuni rappresentanti del calcio femminile e dello sport calabrese, in avvicinamento alla gara di qualificazione a EURO 2025 che la Nazionale Italiana giocherà il prossimo 5 aprile contro l’Olanda al San Vito – Marulla. Dopo il Presidente del Comitato Regionale Calabro della LND Saverio Mirarchi e la referente nazionale AIAC Valentina De Risi, cui si è aggiunto l’incontro con Paola Luisa Orlando allenatrice della prima squadra del Cosenza Calcio. Oggi abbiamo intervistato in esclusiva il Presidente del CONI Regionale, Avv. Maurizio Condipodero.
Presidente Condipodero, innanzi tutto la ringrazio per la disponibilità a concederci questa intervista e le porgo subito la prima domanda.
Il prossimo 5 aprile la Nazionale Femminile di calcio disputerà a Cosenza una importante gara di qualificazione ai prossimi campionati Europei con la Nazionale dei Paesi Bassi. Dal suo privilegiato osservatorio ci illustra l’importanza di questo avvenimento?
<<Si tratta di un qualcosa di incredibilmente significativo. La presenza di una Nazionale “sotto casa” è sempre un motivo di grande emozione per tutti e, parimenti, la valenza sociale che le Azzurre rappresentano in questo momento per tutto il mondo sportivo femminile è un qualcosa che può sicuramente innescare meccanismi positivi in tante giovani calabresi che vorrebbero sognare con lo sport e non solo>>.
Sappiamo che il Calcio è un po’ lo sport principale nel nostro Paese, ma per quello che riguarda l’alveo femminile siamo ancora lontani dalla popolarità di quello maschile. Pensa che un evento come quello del prossimo 5 aprile possa aprire nuoviscenari per la crescita del movimento nella nostra Regione?
<<Il lavoro che il CONI insieme alle Federazioni Sportive Nazionali, in questo caso la FIGC, sta portando avanti in questo senso è sostanzioso. Lo sport è un mondo che elimina le differenze, abbatte ogni diversità e rende possibile anche ciò che si pensava essere impossibile. Personalmente, la bellezza tecnica e la potenza fisica che lo sport in rosa ci sta regalando hanno veramente ben poco da invidiare allo sport maschile. In una regione che sta camminando veloce ma, purtroppo, in modo non uniforme come la nostra, la presenza di un “fenomeno sociale” così impattante come la nazionale femminile può realmente rappresentare uno stimolo importante per tutte le donne calabresi, portatrici di capacità e valori incredibili troppo spesso sottovalutati>>.
Lei è al terzo mandato di presidenza del CONI regionale ci racconta che evoluzione c’è stata in questo periodo nello sport calabrese?
<<Sicuramente in crescita e i tantissimi risultati che stiamo raccogliendo un po’ da tutte le federazioni ne sono una palese testimonianza. La pandemia sicuramente ha messo a dura prova tutti e la riforma dello sport non è stata da meno ma, da buoni calabresi, ci si è rimboccati le maniche riprendendo la via maestra nonostante le mille difficoltà>>.
La nostra realtà è economicamente depressa rispetto ad altre realtà regionali. Sicuramente Lei può raccontarci meglio di chiunque altro le difficoltà che affrontano le società sportive nel portare avanti le attività. Quali sono gli ostacoli maggiori?
<<I sacrifici e gli sforzi che, quotidianamente, devono essere sostenuti dal mondo sportivo troppo spesso passano per scontati. Dobbiamo essere grati alle società e, soprattutto, a chi impegna energie fisiche ed economiche per la crescita dei nostri giovani e si prende cura del benessere psicofisico della popolazione calabrese. Gli ostacoli principalmente sono due la burocrazia, diventata veramente impegnativa con l’avvento della riforma dello Sport, e l’annoso problema dell’impiantistica, sicuramente minore rispetto a diversi anni fa ma comunque rilevante. Stiamo lavorando, in sinergia con le altre istituzioni, per provare a rendere sempre più semplice la vita a chi vuol fare sport nella nostra regione e finché avrò questo ruolo sarà sempre il mio primo pensiero, ogni giorno>>.
Il panorama generale dello sport in Calabria presenta notevoli criticità dal punto di vista dell’impiantistica sportiva. Colpa di come avviene la distribuzione dei fondi regionali lontana dagli effettivi bisogni e da grande potenzialità dei territori e delle comunità che vivono lo sport?
<<Troppo facile scaricare la colpa a qualcuno lontano. Sicuramente la lontananza dalle necessità territoriali fa tanto ma è anche vero che, negli anni, tanti fondi sono stati spesi poco e male. Troppo spesso mi capita di entrare in impianti che, per pressapochismo, sono stati costruiti e concepiti in maniera insoddisfacente per le necessità di società che poi sono costrette a rincorrere impianti funzionali che siano omologabili e utilizzabili per le competizioni federali. Credo che le istituzioni locali, i Comuni in primis, debbano avvalersi del supporto di chi vive di sport sul territorio e della loro esperienza: i nostri operatori sportivi sono una risorsa a km 0 che non possiamo permetterci di non utilizzare>>.
Lo sport a scuola in quasi tutto il mondo è il metodo più efficace per scoprire e iniziare a formare i futuri campioni dello sport. Nel nostro Paese questo non è mai avvenuto e probabilmente mai avverrà. Secondo Lei perché la classe politica del passato e del presente non ha mai inteso incentivare questo legame?
<<L’evoluzione della società e il progresso tecnologico hanno acuito un problema che le “vecchie” generazioni compensavano popolando cortili e strade. Oggi, la sedentarietà e la comodità che ci garantisce la tecnologia hanno portato all’attenzione di tutti la necessità di movimento dei nostri giovani. Personalmente non mi sono mai spiegato il perché una nazione sportiva come la nostra debba tenere l’attività fisica come un “di più” o, ancora peggio, come una risorsa esterna al mondo scolastico ma spero che questo trend possa essere invertito rapidamente, specialmente per la salute delle generazioni future>>.
Negli ultimi anni nelle discipline olimpiche e paraolimpiche abbiamo visto emergere diversi campioni: pensiamo a Giovanni Tocci nei tuffi, Simone Alessio nel Taekwondo oppure ad Anna Barbaro e Enza Petrilli, rispettivamente nelle discipline paralimpiche del Triathlon e del Tiro con l’arco sono arrivate a vincere una medaglia alle paraolimpiadi di Tokio. Sono questi segnali di speranza per un futuro migliore dello sport calabrese. Quanto i successi conseguiti da questi atleti possono fare da volano per la crescita dello sport calabrese?
<<Sono tanti i talenti calabresi che, quotidianamente, gettano il cuore oltre l’ostacolo regalando alla nostra regione successi incredibili. Sicuramente vincere aiuta e la possibilità di avere degli esempi da emulare aiuta gli atleti più giovani a trovare motivazioni nel fare sempre di più e sempre meglio, giorno dopo giorno>>.
Se dovesse rivolgere un appello a qualcuno in grado di fare crescere la pratica sportiva nella nostra Regione a chi lo rivolgerebbe e cosa gli direbbe?
Potrà sembrare paradossale ma credo che spendersi in parole serva poco, soprattutto in ambito istituzionale. Perciò raccolgo questo suo invito e rivolgo un appello alle famiglie: care mamme e cari papà, ricordatevi che il futuro dei vostri figli è legato alla loro formazione umana e lo sport, insieme alla scuola, gioca un ruolo fondamentale in tutto questo. Non tenete i vostri i figli davanti ad uno schermo o seduti su un divano, portateli a fare sport!>>.